Nella città di Gallipoli sono numerosi i palazzi di origine rinascimentale e barocca; molti di questi erano in mano a delle nobili famiglie del Regno delle due Sicilie della Spagna; nello spazio sottostante ne sono indicati soltanto i principali e i più noti.
Palazzo Pirelli
Palazzo Pirelli
Palazzo Pirelli, situato di fronte alla concattedrale, risale al XVI secolo. Fu ristrutturato in stile barocco e arricchito da un bel portale e da una loggia. Si accede dall’antico portale cinquecentesco catalano-durazzesco. L’interno è ricco di decorazioni, tra le quali si distingue quelle del soffitto dell’antico ingresso che nel 1814 fu trasformato in farmacia. Il soffitto evidenzia altorilievi in carparo, corredati da fregi e cornici che si incontrano nella chiave di volta. Questa rivela una formella centrale raffigurante l’incontro fra due divinità mitologiche: Minerva armata (la sapienza) con ai piedi la civetta e il gallo, animali di attenzione preferiti dalla dea, e la dea Fortuna recante in mano la cornucopia (simbolo dell’abbondanza) e un timone per indirizzare il destino degli uomini. Questi elementi simbolici rimandano all’augurale motto cinquecentesco: Sapienza e Fortuna sovrintendano al governo della Città.
Palazzo Assanti-Aragona
Il palazzo si trova in via Giuseppe Ribera nel centro storico della città ed appartenne ad una delle più nobili famiglie del 1500; l’esistenza della famiglia è attestata già nel XII secolo dallo scrittore ed abate gallipolino Francesco Camaldari. I committenti dello stabile furono Angelo Assanti e Antonio; ad uno di questi andò in sposa una fanciulla proveniente dalla famiglia Aragona così come lo dimostra lo stemma posto sul lato sud-est; passò in seguito al De Tomasi il quale sposò l’ultima superstite degli Assanti, Antonia. Per successione la proprietà andò al figlio Filippo, nato a Gallipoli, che ricevette nel 1709 il titolo di Conte. Fu Vincenzo Gallo magistrato, letterato e archeologo famoso per la stesura di un’opera storica sulla vera forma della croce di Gesù Cristo. Caratteristica del palazzo è il frantoio ipogeo scavato completamente nella pietra.
Palazzo Specolizzi
Stemma logorato, Palazzo Specolizzi
Stemma fam. Specolizzi (Vincenzo Dolce)
La residenza signorile, risalente al XIV secolo, è sita in via Giuseppe Ribera, nel centro storico della città. Nonostante le difficoltà nella ricostruzione dell’origine della famiglia, si è certi dell’importanza della stessa: molti suoi membri ricoprirono per ben undici volte (dal 1484 al 1697) la suprema carica di Sindaco, come si è potuto evincere dagli stemmi dipinti nella sala consiliare dell’antico palazzo di città. Il notaio Vincenzo Dolce, nell’opera Illustrazione sugli stemmi dipinti nella Sala del Palazzo Comunale di Gallipoli, afferma che il sindaco Costantino Specolizzi fu il primo a far dipingere nel Palazzo di città il simbolo della sua famiglia nel 1484, proprio durante l’assedio dei Veneziani. Egli così scrive: “Specolizzi «fu il primo che fé dipingere sulla sala del Palazzo Comunale il suo scudo». In questo stemma, racchiuso in una cornice esagonale, «evvi in campo azzurro una fascia da dritta a manca di colore arancio dinotante onore, di cui si gloriò sempre la sua famiglia, ed entro la fascia v’intersò tré colombe nere simbolo delle tré luttuose giornate di quel fierissimo combattimento». Alcuni Specolizzi furono medici alti prelati. Il primo cittadino Costantino Specolizzi difese il Regio Governatore e la città nel celebre assalto veneziano del 1484, subendo crudeli maltrattamenti27.
Oggigiorno, l’edificio conserva sostanzialmente l’aspetto originario: lineamenti classici con mensolette decorative in pietra sul cornicione. Un ampio portone d’accesso conduce ai locali superiori; conserva alte e solide mura e quattro balconi. Sull’angolo sud-ovest (angolo con Corte S. Antonio) sopravvive lo stemma della nobile famiglia interamente logorato nelle figurazioni araldiche, posto sul coronamento del prospetto montato su mensolette cinquecentesche.
Sino alla fine dell’Ottocento lo stabile fu di proprietà della famiglia Frisenna (Dott. Nicola Frisenna notaio dal 1853 al 1891). Nel 1912 fu acquistato dalla erigenda Parrocchia del Santuario del Canneto; alcuni appartamenti appartennero poi fino ai primi del XX secolo a Mons. Giovanni Tricarico, Canonico del Capitolo della Cattedrale di Gallipoli, nonché economo spirituale della Diocesi di Gallipoli dal 1916. Altre abitazioni sono oggi di proprietà del Monastero di Santa Teresa (Gallipoli).
Il Palazzo vescovile è attiguo alla Cattedrale di Gallipoli. Il vescovo Massa nel 1652 fece demolire la struttura preesistente in quanto in stato fatiscente e, nel 1700, il vescovo Oronzo Filomarini lo abbellì di suppellettili, mobili pregiati, tele e affreschi realizzati dall’artista gallipolino Michele Lenti. L’edificio è ampio, magnifico e disposto in tre grandi piani e dispone di un giardino e di una cappella privata del vescovo. Nel corso degli anni vi hanno fatto visita sovrani e personalità eminenti del panorama politico e religioso. È doveroso citare la visita svolta nel 1844 da re Ferdinando II con la consorte Maria Teresa d’Austria. In passato ha ospitato diverse istituzioni scolastiche, tra l’attuale Liceo Quinto Ennio.
Fondazione Fumarola
Il Palazzo Fumarola è sito tra Via De Pace e Piazza Imbriani, nel centro storico della città. L’iscrizione posta sul prospetto centrale, “Fondazione A. Fumarola”, ricorda la volontà testamentaria dell’allora proprietario, il quale volle donare per beneficenza l’imponente bene immobile alla chiesa locale. Parte della pregevole mobilia e degli arredamenti è stata collocata nel Museo Diocesano Vittorio Fusco. Attualmente l’edificio è residenza ufficiale del parroco e del clero della Basilica Concattedrale di Sant’Agata.
Palazzo Tafuri
palazzo Tafuri
Il Palazzo Tafuri è l’edificio che meglio risponde alle caratteristiche del Barocco leccese; esso fu voluto da un giureconsulto, cioè un esperto di diritto proveniente da Matino. Il palazzo è costruito con una squisita grazia barocca ed è ricco di particolari in carparo e da finestroni ovali. Le balconate richiamano uno stile spagnoleggiante. Oggi è proprietario un colonnello in quanto i Tafuri lo vendettero nel XIX secolo.
Palazzo del seminario
Il palazzo del seminario, su indicazione del Concilio di Trento, fu voluto dal vescovo De Ruenda. Il progetto elaborato fu ripreso dal vescovo Serafino Brancone. Alla costruzione contribuì il comune della stessa città con una donazione di 300 ducati e dopo aver venduto alcuni beni appartenenti all’abbazia di San Mauro di Sannicola. Il 16 marzo 1752 fu posta la prima pietra di costruzione, ad opera di mastro Adriano Preite da Copertino. Il palazzo fu terminato nel 1756 ed inaugurato nel 1760 dal vescovo Ignazio Savastano. L’esterno è riccamente decorato con una squisita grazia barocca con temi e motivi ripresi poi da altri palazzi di Gallipoli, come palazzo Doxi. Dal 12 luglio 2004 è sede del museo diocesano: contiene numerosi dipinti, quadri, tesori e paramenti ecclesiastici del 1600-1700 oltre ai busti argentei di Sant’Agata e San Sebastiano, patroni gallipolini.
Palazzo D’Acugna
Il palazzo era di proprietà del condottiero Francisco Antonio de Acuña Cabrera y Bayona che lo volle dedicare al re di Spagna Filippo IV; questo è dimostrato da una lunga iscrizione (tuttora presente) : CAPITAN DON FRANCISCUS VERDADEROS (DEDICA A) FILIPPE QUARTO NVESTRO SENOR ESTA (CONSTRVCCION) DMDCXXV. Lo stabile rientra nella tipologia dei palazzi del 1500, con un portone durazzesco; sono di epoca successiva i balconi che hanno danneggiato in parte la lunga iscrizione spagnola.
Palazzo Pasca
Il Palazzo appartenne alla nobile famiglia Pernetta e successivamente al canonico Francesco Pasca che ebbe la facoltà di celebrare la messa in un oratorio privato. La struttura presenta un ampio balcone sormontato su delle mensole; barocca è la decorazione del portone principale.
Palazzo Romito
È sicuramente uno dei palazzi più affascinanti e caratteristici della cittadina ionica in quanto è riccamente decorato con busti di personaggi, colonne, contrafforti e con balconi in stile rococò. Appartenne anche al nobile e storico Bartolomeo Ravenna ed è sito in un luogo intitolato le monachelle ospiti del palazzo.
Palazzo Briganti
Lo stabile sorge ad angolo retto e presenta due stili diversi poiché esso fu costruito in due epoche diverse (1500-1700); qui nacquero Tommaso, Domenico e Filippo Briganti, giurisperiti molto conosciuti in quel tempo; la loro nascita è testimoniata da una targa affissa dal Comune della stessa città. L’interno era ricchissimo di decorazioni, ma oggi di tutto questo è rimasto ben poco. Tuttavia sono ancora osservabili decorazioni con stucchi, porte in legno intarsiato, un altare incassato posto in una camera da letto con due ante, chiudibile a mo’ di armadio. Nei sotterranei si trova un frantoio, la cui entrata è posta in via Angeli: esso è scavato nel banco di roccia calcarenitica (tufo) e serviva per la produzione di olio. Fino agli anni ’80 del 1900 era ospitata nei locali una scuola elementare.
Palazzo D’Ospina
particolare della finestra di Palazzo D’Ospina
L’architettura civile risale al XVII secolo e fu ristrutturato e abbellito con stucchi veneziani dai De Pace; nacque qui infatti, l’eroina e infermiera ormai molto conosciuta Antonietta De Pace, figura portante del Risorgimento. Ebbe l’onore di entrare a Napoli con Giuseppe Garibaldi nel 1860. Nel 1774 fu acquistato dai D’Ospina famiglia nobile di origine spagnola e fu ristrutturato notevolmente dal commerciante Giovanni De Pace.28.
Palazzo Fontana
Su via Miceti si erge imponente palazzo Fontana, così definito dal nome degli attuali proprietari. Commissionato da Domenico Doxi nel XVIII secolo, rappresenta un significativo esempio del barocco presente in città. Caratteristica dell’edificio è il frantoio ipogeo.
Palazzo Vallebona
Palazzo Vallebona si trova nei pressi del Monumento ai Caduti. Antonio Vallebona ne iniziò la costruzione nel 1930 e arrivò al completamento l’anno successivo, con un costo di 360.000 lire. Il palazzo ha un alto belvedere ed è attualmente un’abitazione privata; uno dei locali dell’edificio ospita la sede di Gallipoli dell’acquedotto pugliese.
Palazzo Munittola
Palazzo Munittola risale ai primi anni del XVII secolo. Era di proprietà del fisico Orazio Munittola, proveniente da Morciano. Lo stemma della famiglia è composto da un tronco con i rami spezzati su cui poggia un cardellino. Alla destra dello stemma è posta una stella d’argento. Il portone di ingresso è dominato da elementi che richiamano al mondo greco, come le metope e colonne doriche-romaniche. Ha quattro paraste di origine dorico su cui poggia una trabeazione, costituita da architrave, fregio e cornice.
Palazzo Rocci (Municipio)
La struttura è sede del Comune di Gallipoli ed appartenne ad una delle famiglie più nobili del 1700; comprende quindici stanze oltre a cortili, logge e trappeti. Nell’ingresso sud vi è una scala che si divide in due braccia coll’effigie di S. Giuseppe e la nascita di Gesù. L’edificio è stato rimodernizzato sul finire del XIX secolo dopo l’acquisto da parte del Municipio. Molto caratteristica è l’epigrafe posta accanto al portone di ingresso che evoca la fatidica data del 20 settembre (festa della liberazione) proposta dal deputato gallipolino Nicola Vischi. Essa reca la seguente iscrizione:
“Pensiero e coscienza di Popolo dalla breccia di Porta Pia proclamarono al mondo la Roma dei Papi intangibile capitale d’Italia oggi che per legge proposta dal rappresentante politico di Gallipoli la nazione per la prima volta celebra in trionfo LA GLORIA DEL SECOLO orgogliosa la cittadinanza pone XX SETTEMBRE MDCCCXCV “
Palazzo del Capitolo
Il Palazzo del Capitolo è del XVIII secolo. Fu commissionato dal Capitolo della Basilica pontificia Cattedrale di Gallipoli nel 1730 all’architetto Preite, il quale progettò il palazzo Doxi e il palazzo del Seminario. Per 1030 ducati realizzò il progetto. Il palazzo passò in mano alla famiglia Portone che, nel 1926 lo rimodernizzò e ristrutturò l’interno. Caratteristica è il mignano, un elemento architettonico prettamente salentino; esso non è altro che un palco sospeso che si affaccia sulla strada. Su di esso rimane oggi il bello stemma del Capitolo, che rappresenta il sacrificio della santa protettrice di Gallipoli con una tronchesina che fa riferimento al martirio; sono presenti dei rami di palma, simbolo di gloria.
Particolare di Palazzo De Tomasi nella città vecchia
Altri edifici
- Frantoio ipogeo (scavato nella roccia calcarea)
- Palazzo Pasca (XVI secolo)
- Palazzo Calò (XVII secolo)
- Palazzo Talamo (XVII secolo)
- Palazzo De Tomasi. Lo stemma araldico della Famiglia de Tomasi è d’azzurro al leopardo d’oro posto sopra un monte di tre cime al naturale movente dalla puntala punta, sovrastato da un rastrello a sei denti e quattro gigli.
- Palazzo Ravenna (XVII secolo)
- Palazzo Pizzarro (XVI secolo)
- Palazzo Zacheo (XVII secolo)
- Palazzo Pantaleo (XVI secolo)
- Palazzo D’Ospina (XVIII secolo)
- Palazzo D’Acugna (XVI secolo)
- Palazzo Senape-De Pace (XVI-XVII secolo)
- Palazzo Balsamo (XV-XVII secolo)
- Palazzo Venneri (XVI secolo)
- Teatro Garibaldi (XIX secolo)
- Palazzo Granafei (con epigrafi relative al dominio spagnolo) (XVI secolo)
- Palazzo Zacà appartiene tuttora a questa famiglia. Al suo interno è presenta una bellissima carrozza d’epoca perfettamente conservata oltre a numerosissimi cimeli, armi, lance, armatura ed un elmo appartenuto ad un soldato spagnolo di Carlo V.